“Squillace: i tesori del borgo antico” importanti novità sui beni culturali

“Squillace: i tesori del borgo antico” è stato il tema di un convegno organizzato dalla sezione di Catanzaro di Italia Nostra, in collaborazione con la Pro loco e il Comune di Squillace. L’appuntamento ha avuto luogo sabato 11 luglio nella piazza del castello normanno-svevo.
Presieduto e moderato dalla consigliera di Italia Nostra Berenice Brutto, l’incontro ha visto la partecipazione di Elena Bova, presidente di Italia Nostra Catanzaro, di Agazio Gagliardi, presidente della Pro loco, di Pasquale Muccari, sindaco di Squillace, e di Guido Rhodio, ex presidente della Regione e storico.

Le relazioni sono state dall’archeologa, ricercatrice e saggista Chiara Raimondo; dal funzionario della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio Francesco Vonella; da Maria Emanuela Mascaro, del laboratorio di biosistematica vegetale del Dipartimento di biologia dell’Università della Calabria; e da Alessandro Mercurio, architetto junior in storia e conservazione dei beni architettonici e ambientali. Elena Bova ha affermato che occorre conoscere i luoghi e valorizzarli. «Squillace – ha aggiunto – è uno dei comuni più belli e ricchi di storia. Partiamo da questo incontro per conoscere e cercare di valorizzare.
Noi abbiamo una lista rossa in cui inseriamo beni da tutelare, come il complesso di Santa Chiara e la Chiesetta gotica della Pietà. Insistiamo e battiamoci perché vengano recuperati i nostri tesori. I borghi sono i luoghi della nostra identità, ma amiamo ancora troppo poco la nostra terra. I luoghi devono essere vissuti come fonte di lavoro e di futuro.
L’artigianato di Squillace deve essere conosciuto in tutto il mondo. Il turismo deve essere di qualità. Dobbiamo chiedere questo alla Regione. Squillace va valorizzata come merita».


Agazio Gagliardi ha reso noto che la Pro loco auspica che la Chiesetta della Pietà venga riconosciuta nel patrimonio Unesco. Pasquale Muccari ha posto l’accento sull’impegno per rendere fruibili i beni storici. «Abbiamo avviato – ha detto – un piano triennale di opere pubbliche che si aggira sui 6 milioni di euro. Squillace ora è una cartolina, grazie al recupero, al restauro e al consolidamento dei monumenti storici portati avanti dalle amministrazioni comunali che si sono succedute.
Stanno per arrivare risorse comunitarie importanti per continuare il sogno di dare decoro a piazza Castello. Siamo soprattutto impegnati a salvaguardare il nostro territorio da speculazione e deturpamenti. Puntiamo ad uno sviluppo urbanistico corretto.
Una soluzione in questo senso la dobbiamo trovare anche per la chiesa di Squillace Lido, il cui progetto prevede un aumento considerevole del volume. Auspico la concertazione per discutere e trovare una soluzione urbanisticamente accettabile».
Chiara Raimondo ha sottolineato che Squillace è molto migliorata negli ultimi anni in fatto di recupero, tutela e valorizzazione. Squillace è uno scrigno che racchiude una storia millenaria e il comune è impegnato per migliorare l’attrattività. C’è ancora tanto da fare. È auspicabile, infine, che l’Italia ratifichi l’importante “Convenzione di Faro”, sottoscritta nel 2013 e che introduce il concetto innovativo di “eredità-patrimonio culturale” e promuove l’accesso al patrimonio culturale per i cittadini, in particolare giovani e soggetti svantaggiati».
Maria Emanuela Mascaro ha parlato della chiesetta gotica, che probabilmente era una domus civile o militare del XIII secolo, a servizio del castello. Un edificio di grande bellezza unico nel suo genere, situato tra le case del borgo antico e circondato da terrapieni. «Abbiamo realizzato indagini – ha affermato – anche molecolari e realizzato erbari, avendo rinvenuto una varietà botanica incredibile. In vista di un futuro restauro occorreva capire le manifestazioni di degrado da affrontare. Sono state rilevate un’ampia serie di patologie, biopatine e lesioni.


Le condizioni ottimali non sono ottimali e vanno affrontate le varie criticità rilevate». Alessandro Mercurio ha parlato di una ricostruzione virtuale della cattedrale di Squillace dalle origini fino al 1700. «La storia è sotto di noi – ha rilevato – e dobbiamo farla uscire fuori».
Si è soffermato poi sulle trasformazioni dell’edificio sacro nel corso dei secoli, anche dal punto di vista difensivo, come accadeva pure alle chiese, evidenziando la coincidenza della pianta attuale con quella antica riportata dai documenti rinvenuti. Francesco Vonella si è soffermato sul lavoro che «stiamo facendo per la chiesetta gotica, che forse era una sala capitolare di un complesso molto più ampio e forse è stata rimontata nel corso del tempo. Esiste un finanziamento di un milione e 200 mila euro.
In questi giorni stiamo verificando le criticità e le patologie del monumento. Sarebbero anche utili indagini archeologiche nei dintorni. Faremo idonei saggi per capire.
Puntiamo, comunque, ad un restauro filologico conservativo, perché si tratta di un monumento da tutelare e conservare». Ha concluso l’incontro Guido Rhodio, secondo il quale bisogna amare il proprio paese. «Le pietre – ha puntualizzato – dicono tante cose: la vita, la cultura, la storia di un popolo.
Bisogna puntare al coinvolgimento massimo di tutti quelli che vogliono dare una mano, perché la storia sia anche storia delle piccole cose. A Squillace quasi tutto è sepolto perché dopo il terremoto del 1783 la ricostruzione avvenne da un certo livello».
Carmela Commodaro

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