Spesi inutilmente 19.000 euro per la delegazione comunale , per la giunta Muccari resterà chiusa

Le condizioni economiche in cui versa il Comune di Squillace non consentirebbero di pagare nemmeno 300 euro al mese per il fitto di alcuni locali in cui ubicare la delegazione comunale di Squillace Lido.
Almeno questo si evince dalla decisione della giunta comunale squillacese, presieduta dal sindaco Pasquale Muccari, che ha revocato la delibera con la quale la precedente amministrazione aveva deciso di assumere in locazione i locali dell’ex stazione delle Ferrovie dello stato di Squillace Lido da destinare a delegazione municipale.
Lo rende noto il gruppo di minoranza “Riviviamo Squillace”. «Dalla lettura dell’atto – spiegano i consiglieri dell’opposizione -emergerebbe che, su sollecitazione dell’ente Ferrovie, per la sottoscrizione del contratto di locazione per 3600 euro l’anno, l’amministrazione dell’epoca non avrebbe provveduto alla stipula del suddetto contratto.
Perciò l’attuale amministrazione, presieduta da Muccari, ha ritenuto, in considerazione delle condizioni economiche nelle quali versa il comune, di revocare ad ogni effetto di legge, in via di autotutela la delibera e tutti gli atti conseguenti, fatti salvi i diritti acquisiti da Ferrovie dello Stato».
Per “Riviviamo Squillace”, si tratta di un vero peccato, «perché l’amministrazione precedente, nel 2011, ha pagato ad una ditta locale la somma di  19.000 euro per lavori di adeguamento dell’immobile, dimenticando sia di sottoscrivere il contratto di locazione con l’ente Ferrovie sia di prevedere la relativa somma del fitto nel bilancio comunale».
«Ora – conclude il gruppo di minoranza – restituiremo alle Ferrovie l’immobile adeguatamente ristrutturato. Eppure solamente qualche mese fa qualcuno aveva promesso l’imminente apertura della delegazione comunale a Squillace Lido.
Ma, si sa, in campagna elettorale fare promesse è la cosa più facile, così come è  altrettanto facile trovare concittadini elettori creduloni. Proprio quello che è successo a Squillace».

Carmela Commodaro

Lascia un commento