Vita del Santo
Agazio – chiamato anche Acacio – originario della Cappadocia, prestava servizio come centurione nell’esercito romano di stanza in Tracia agli inizi del IV secolo. Di lui si conosce poco, tradizione e leggenda narrano che morì a causa della sua fede cristiana, durante la persecuzione di Diocleziano e Massimiano, dopo essere stato accusato dal tribuno Firmo e dal Proconsole Bibiano di essere cristiano. Morì l’8 maggio 303, sottoposto ad atroci torture e patimenti, fino ad essere decapitato a Bisanzio senza mai rinnegare la profonda fede. Atti di datazione tarda, gli attribuiscono numerosi compagni come pure improbabili torture. Il corpo del santo martire è custodito e venerato in una monumentale Cappella della Cattedrale di Squillace, mentre un braccio venne portato dal vescovo di Squillace, Marcello Sirleto, nel 1584 a Guardavalle, suo paese natale, dove è stato eletto come patrono. Sue reliquie risultano anche a Cuenca ed Avila in Spagna, provenienti da Squillace. È venerato tra i santi ausiliatori in diverse parti dell’Europa centro-settentrionale. A Costantinopoli gli vennero dedicati almeno due chiese, una delle quali fu fatta costruire nei pressi della Karìa da Costantino stesso e venne chiamata “Il Noce” perché un albero di noce al quale era stato appeso il santo per essere fustigato fu trapiantato al suo interno. A Squillace si celebrano tuttora due feste solenni: una il 16 gennaio, detta della Traslazione o delle Ossa, che rievoca l’arrivo miracoloso al lido di Squillace delle sante reliquie, e l’altra il 7 maggio, giorno del martirio del santo a Bisanzio tramandato dai Menologi bizantini e mantenuto ininterrottamente a Squillace. In questo giorno, preceduto e seguito da un’antichissima fiera, giunge nella Cattedrale di Squillace tutto il clero che presta l’obbedienza al vescovo e partecipa ai riti e alla processione solenne.
Agiografia
Nonostante sia poco conosciuto e popolare rispetto a tanti santi della tradizione, Agazio rappresenta una figura significativa nel panorama dei santi cristiani, riconosciuto per il suo messaggio di fede e carità. La sua fu una vita culminante con il martirio che racchiude profondi insegnamenti evangelici e la devozione per il santo si diffuse rapidamente dopo il suo martirio. Nella tradizione cristiana, Agazio è spesso associato a martiri che hanno testimoniato la loro fede di fronte alle avversità. Il suo esempio ci ricorda l’importanza di rimanere fermi nelle proprie convinzioni anche di fronte alla persecuzione. Questo riflette un tema centrale del Vangelo: la chiamata a seguire Cristo, spesso a costo di grandi sacrifici, nel suo caso di fronte alla sofferenza e alla morte. La figura di Agazio ci invita a riflettere sulla nostra testimonianza quotidiana, sugli insegnamenti evangelici, sulla necessità di unirci come fratelli e sorelle. In un mondo segnato da sfide e difficoltà, il suo esempio incoraggia a vivere in modo coerente con i valori cristiani, praticando l’amore verso il prossimo e la verità. Agazio simboleggia anche la comunità cristiana: molti santi erano parte di gruppi o circoli che si sostenevano reciprocamente nella fede, esperienza che rimanda all’importanza della comunità ecclesiale nel rafforzare la fede individuale. Ogni credente è invitato a percorrere un cammino personale verso Dio, ma sempre in comunione con gli altri. La commemorazione di Agazio serve quindi come stimolo per riscoprire l’essenza del Vangelo: essere testimoni dell’amore divino nel mondo contemporaneo. Un modello incarnato nella perseveranza e nell’accettazione della croce che ogni credente può cercare di emulare nella propria vita quotidiana.
Intervista impossibile di Monsignor Claudio Maniago al Santo
Sei stato soldato e sei stato martire: in quale di queste due esperienze ritieni di essere stato più forte e perché?
Sono certo che l’azione più coraggiosa che io ho compiuto è stata quella di credere in Gesù Cristo e di impegnarmi a vivere quotidianamente il suo Vangelo. Come soldato e centurione ho fatto fatica a vivere secondo la sua Parola. Infatti, quando mi sono manifestato discepolo del Signore per non compiere azioni violente verso altri esseri umani, sono stato perseguitato, torturato e addirittura decapitato.
Hai subito atroci torture: come sei riuscito a sopportare la violenza senza lasciarti incattivire da essa?
Certamente non è facile subire violenza, soprattutto se è ingiustificata, e non reagire, perché l’istinto ci porterebbe subito a opporre violenza a violenza. Ma nel mio cuore era forte in quei momenti la certezza di non essere solo. La forza mi veniva dalla sua presenza. Questa consapevolezza mi ha aiutato a vivere con il suo amore ogni difficoltà, sino alla morte.
Quali cammini concreti ci indicheresti per armonizzare le due grandi anime del culto cristiano: orientale e occidentale, crescendo in un fruttuoso scambio ecumenico?
Con il grido appassionato del mio cuore vi chiederei di cercare l’unità, quella per cui Gesù ha pregato, cominciando a condividere e a gioire per le cose che già uniscono i credenti in Cristo. E vivere insieme momenti di preghiera per chiedere insistentemente la luce dello Spirito Santo per sciogliere i nodi che tengono divisi i cristiani rendendo così più debole la testimonianza di cui il mondo ha tanto bisogno.
La persecuzione cristiana nell’odierna società occidentale, secondo te, in quante e quali forme si può manifestare e com’è possibile affrontarla?
Credo che in questo tempo esistano ancora manifestazioni violente, fisiche e morali, che cercano di ostacolare la vita dei cristiani e la loro testimonianza. In particolare, nella società occidentale la persecuzione oggi diventa addirittura più insidiosa, in quanto con strategie umanamente accattivanti si cerca di distrarre dal messaggio cristiano con proposte che si presentano frutto di modernità e progresso, ma rendono insignificante il Vangelo e quindi indifferenti ad esso le nuove generazioni.
La fedeltà alla Parola annunciata, celebrata e vissuta nella fraternità è l’antidoto più efficace con cui affrontare questa sfida così delicata.
Segni Iconografici distintivi
È ritratto in divisa militare (o con una lancia, lo scudo e l’armatura da soldato romano) con in mano la palma e la croce, simboli del martirio, e in testa una corona di spine. Talvolta viene raffigurato accanto ad un albero di noci.
Tradizione gastronomica legata al culto
La “pitta di Sant’Agazio” è un dolce della tradizione popolare calabrese che viene servito in onore del santo. Si tratta di una sfoglia friabile e profumata ripiena di uvetta, noci e frutta secca. Un connubio perfetto tra gusto e tradizione che sa riscaldare il cuore ad ogni morso. L’ingrediente primario sono le noci, frutto dell’albero a cui il santo è stato appeso per essere fustigato.
Curiosità
Secondo quanto narra la leggenda, durante la prigionia di Agazio (dal greco, il buono) gli angeli si presero cura di lui e lo confortarono.
Preghiere a Sant’Agazio
O glorioso Sant’Agazio,
tu che hai affrontato le avversità con coraggio e fede,
ti chiediamo di intercedere per noi presso il Signore.
Aiutaci a trovare la forza nei momenti di prova
e a rimanere saldi nella nostra fede.
Illumina il nostro cammino con la tua saggezza,
affinché possiamo superare le difficoltà della vita
e vivere secondo i principi dell’amore e della giustizia.
Ti preghiamo di proteggerci dai pericoli
e di guidarci nelle scelte quotidiane.
Concedici il dono della perseveranza,
così come tu hai perseverato nella tua missione.
Amen.
(di Autore Anonimo)
O glorioso Sant’Agazio,
che hai vissuto la tua vita con fede e coraggio,
ti chiedo di intercedere per me presso il Signore.
Guida i miei passi nella luce della verità
e proteggi il mio cuore dalle avversità.
Insegna a me e a tutti noi a perseverare nelle prove,
a mantenere viva la speranza
e a confidare nell’amore divino.
Ti prego di vegliare su chi ama e su chi soffre,
e di donare conforto a quelli che cercano pace.
In questo momento di bisogno,
ascolta le mie suppliche e chiedi al Signore di benedire le mie intenzioni.
Amen.
(di Autore Anonimo)
Fonti
- I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo, San Paolo Editore.
- Martiri e santi del calendario romano, Enrico Pepe, Edizioni Città Nuova.
- Il grande libro dei santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, San Paolo Editore.
- I santi secondo il calendario, prefazione di Gianfranco Ravasi, edizioni Corriere della Sera.