La famiglia che ha subito l’incendio della casa a Fiasco Baldaya si trova in gravi difficoltà. E’ necessario l’aiuto delle istituzioni e della comunità.

Tutta la loro casa è disseminata di cenere. Le fiamme non hanno risparmiato nessun angolo dell’abitazione. Una famiglia di contrada “Fiasco Baldaya” di Squillace si trova in una situazione veramente impossibile. Tutto è cominciato l’8 agosto scorso, quando R.G., giostraio, e L.G., cantante itinerante,  facendo ritorno a casa, hanno dovuto assistere ad uno spettacolo terrificante: ignoti erano penetrati nella loro abitazione, dopo avere forzato una finestra, ed hanno rubato due computer e un televisore e poi hanno appiccato il fuoco in tutte le stanze.
Sull’episodio sono in corso le indagini dei carabinieri di Squillace. In fumo è andata l’attrezzatura audio che la cantante teneva in una stanza adibita a sala prove, i letti, i mobili, la cucina, addirittura tutti i vestiti.
Di punto in bianco la coppia, che ha una figlia di 9 anni, si è ritrovata senza casa e senza niente.

L’unico ricovero rimasto, il grosso furgone utilizzato per il lavoro di giostraio. La sofferenza della famigliola si tocca con mano: i tre stanno vivendo il momento più difficile della loro vita, con dolore, ma anche con coraggio, visto che si stanno dando da fare per rimettere a posto la casa e ripulirla dalla cenere che invade pavimenti, pareti e le poche suppellettili rimaste.  La loro abitazione si trova alla fine della strada che attraversa il quartiere di “Fiasco”, in aperta campagna.
Per arrivarci occorre attraversare anche un tratto accidentato e scosceso. Le giornate trascorrono in maniera dura, con il caldo di questi giorni e in condizioni igieniche precarie; soprattutto con pochi soldi a disposizione. A R.G. e L.G., comunque, non manca la forza di volontà, che permette loro di andare avanti e di credere in una ripresa. «Stiamo soffrendo molto – ci dice la donna, con gli occhi lucidi – perché abbiamo una bambina, a cui non abbiamo mai fatto mancare nulla. Desidereremmo un aiuto concreto dalla società civile.
Qualcuno che ci dia una mano a ripulire tutto, un operaio che ritinteggi le pareti, qualche mobiliere che ci possa offrire mobili anche usati, un materasso, un letto». Per ora i tre dormono in una roulotte, gentilmente offerta in prestito da un collega del giostraio. Per mangiare, si va in pizzeria e in trattoria.
La coppia ha chiesto anche l’aiuto degli amministratori locali, i quali hanno fatto e stanno facendo tutto il possibile per venirle incontro, avviando anche una raccolta di offerte in denaro, mentre il sindaco ha messo a disposizione un’abitazione popolare nel centro storico o l’allocazione momentanea in una casa protetta.
«Purtroppo la casa offertaci è sprovvista di tutti i servizi – sostiene L.G. – e poi non vogliamo portare nostra figlia in una casa-famiglia.

Noi dobbiamo restare qui, a casa nostra, per poter continuare a rimetterla a posto e tornare a vivere la nostra vita tranquillamente, con i proventi del nostro lavoro». L’appello di R.G. e L.G. è chiaro: portare alla ribalta la loro storia, perché la comunità dia un aiuto concreto.

Salvatore Taverniti

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