Si è svolta a Squillace l’assemblea territoriale del “Coordinamento nazionale TFA Calabria”. Il “Tfa” è il tirocinio formativo attivo consente di ottenere l’abilitazione all’insegnamento. Nella sala consiliare del Municipio squillacese, intitolata all’eroe risorgimentale Guglielmo Pepe, si sono ritrovati decine di docenti abilitati provenienti da tutta la Calabria.
«Abbiamo scelto simbolicamente di ritrovarci qui perché la figura di Guglielmo Pepe sia l’esempio per la nostra battaglia per la nostra definitiva consacrazione professionale», ha affermato nel suo intervento Francesco Muccari, docente abilitato e socio del coordinamento. Insieme a lui il vicepresidente Francesco Di Costanzo e altri membri del coordinamento tra cui Carmen Oliva, Adalgisa Caira, Anna Laura Orrico e Domenico Messinò. Partendo dai risultati dell’ultimo concorso a cattedre, appena pubblicati dall’Ufficio scolastico regionale della Calabria, nei vari interventi è stato rilevato che si tratta di «una selezione senza precedenti nella storia della legislazione scolastica italiana. Dagli esiti delle prove scritte emergono altissime percentuali di candidati non ammessi alla prova orale, cifre alle quali si è cercato di dare spiegazioni deboli e inverosimili». Come docenti autoconvocati è stato denunciato l’ignominioso trattamento al quale sono stati sottoposti dal Ministero dell’Istruzione e dal Governo. L’assemblea squillacese, dunque, è stata un’occasione per riflettere, per valutare, per lavorare con solerzia ad un’ipotesi di scuola nuova. Lo scopo è di mettere ordine in ciò che è stato definito «il Vietnam del tirocinio formativo attivo», di cui è stata fatta la cronistoria. Tante le peripezie degli aspiranti insegnanti: dure prove di selezione e percorsi di non facile intendimento, fino alla riforma della “buona scuola” e al concorsone 2016, il tutto sempre nella totale incertezza.
«Attualmente – è stato rimarcato – la situazione rischia di divenire ancora più critica».
I docenti autoconvocati a Squillace hanno, dunque, ricomposto l’unità, per rivendicare il proprio ruolo attraverso un progetto concreto. «Il nostro ruolo – hanno ribadito – resta fondamentale, perché attraverso il coordinamento regionale possiamo esercitare nei confronti della politica un’importante funzione di guida e di controllo». Nel documento finale, i docenti hanno delineato i loro obiettivi: trasformazione delle graduatorie d’istituto in graduatorie provinciali, al fine di superare il limite delle 20 scuole e avere maggiori possibilità di supplenza; tutela e rispetto per il transitorio prevedendo un regime temporaneo di doppio canale per chi rimane fuori dal concorso; fascia aggiuntiva “Gae” (graduatorie ad esaurimento) con punteggio differenziato; diminuzione del numero di alunni per classe in modo che gli studenti possano essere seguiti al meglio evitando le classi pollaio; “no” al tetto massimo di 36 mesi di servizio; “no” agli insegnamenti affini (spezzoni e cattedre devono essere assegnate a personale abilitato sulla materia). «Diversamente – hanno puntualizzato – si penalizza la qualità della didattica».
«Abbiamo scelto simbolicamente di ritrovarci qui perché la figura di Guglielmo Pepe sia l’esempio per la nostra battaglia per la nostra definitiva consacrazione professionale», ha affermato nel suo intervento Francesco Muccari, docente abilitato e socio del coordinamento. Insieme a lui il vicepresidente Francesco Di Costanzo e altri membri del coordinamento tra cui Carmen Oliva, Adalgisa Caira, Anna Laura Orrico e Domenico Messinò. Partendo dai risultati dell’ultimo concorso a cattedre, appena pubblicati dall’Ufficio scolastico regionale della Calabria, nei vari interventi è stato rilevato che si tratta di «una selezione senza precedenti nella storia della legislazione scolastica italiana. Dagli esiti delle prove scritte emergono altissime percentuali di candidati non ammessi alla prova orale, cifre alle quali si è cercato di dare spiegazioni deboli e inverosimili». Come docenti autoconvocati è stato denunciato l’ignominioso trattamento al quale sono stati sottoposti dal Ministero dell’Istruzione e dal Governo. L’assemblea squillacese, dunque, è stata un’occasione per riflettere, per valutare, per lavorare con solerzia ad un’ipotesi di scuola nuova. Lo scopo è di mettere ordine in ciò che è stato definito «il Vietnam del tirocinio formativo attivo», di cui è stata fatta la cronistoria. Tante le peripezie degli aspiranti insegnanti: dure prove di selezione e percorsi di non facile intendimento, fino alla riforma della “buona scuola” e al concorsone 2016, il tutto sempre nella totale incertezza.
«Attualmente – è stato rimarcato – la situazione rischia di divenire ancora più critica».
I docenti autoconvocati a Squillace hanno, dunque, ricomposto l’unità, per rivendicare il proprio ruolo attraverso un progetto concreto. «Il nostro ruolo – hanno ribadito – resta fondamentale, perché attraverso il coordinamento regionale possiamo esercitare nei confronti della politica un’importante funzione di guida e di controllo». Nel documento finale, i docenti hanno delineato i loro obiettivi: trasformazione delle graduatorie d’istituto in graduatorie provinciali, al fine di superare il limite delle 20 scuole e avere maggiori possibilità di supplenza; tutela e rispetto per il transitorio prevedendo un regime temporaneo di doppio canale per chi rimane fuori dal concorso; fascia aggiuntiva “Gae” (graduatorie ad esaurimento) con punteggio differenziato; diminuzione del numero di alunni per classe in modo che gli studenti possano essere seguiti al meglio evitando le classi pollaio; “no” al tetto massimo di 36 mesi di servizio; “no” agli insegnamenti affini (spezzoni e cattedre devono essere assegnate a personale abilitato sulla materia). «Diversamente – hanno puntualizzato – si penalizza la qualità della didattica».
Salvatore Taverniti