Nel 50° anniversario della sua scomparsa, a Squillace è stato ricordata una delle figure più nobili della società locale della prima parte del secolo scorso. Si tratta dell’avvocato Giuseppe Chillà, scomparso il 1 gennaio 1965.
Con un manifesto affisso sui muri della città, il nipote Sardo Bruzzese ne ha messo in risalto la vicinanza agli umili e ai poveri. Sul carattere dell’avv. Chillà influirono due episodi della sua giovinezza. Il primo, quando, da bambino, vide tornare a casa suo nonno senza giacca e senza mantello, perché li aveva dati ad un mendicante.
Il secondo relativo alle riunioni che il padre, il notaio Salvatore Chillà, aveva nella sede della società operaia di mutuo soccorso. Giuseppe Chillà, durante la Grande Guerra, fu sottotenente di complemento e partecipò, per amor di patria, a diverse azioni di guerra.
Fu decorato con la “Croce al merito di guerra” e con il distintivo d’onore per il coraggio dimostrato e per la ferita riportata. Nel 1929 divenne avvocato; lasciò il lavoro di cancelliere al Tribunale di Milano e tornò a Squillace, dove si connotò come “avvocato dei poveri”. Fu ufficiale di complemento anche nella Seconda guerra mondiale. Fu soprattutto socialista e fermo oppositore del fascismo.
Nel 1945, le truppe di liberazione neozelandesi che, come alleati, giunsero a Squillace, lo nominarono commissario prefettizio. Dal 1956 al 1961 fu eletto consigliere provinciale con il partito socialista italiano, di cui fu segretario provinciale di Catanzaro.
Il 7 novembre 1956 fu iniziato alla massoneria e venne registrato al Grande Oriente d’Italia con il grado di “apprendista”; successivamente conseguì il grado di “compagno” e di “maestro”, fino a diventare “maestro venerabile” della loggia “Il nuovo pensiero” di Catanzaro.
Fu avvocato degli umili e dei poveri, mantenendosi sempre coerente con i suoi ideali di vita.
Carmela Commodaro
E’ bello ricordare che Squillace ha avuto gente così