Il Tribunale ordinario di Catanzaro ha assolto, “perché il fatto non sussiste”, dall’accusa di concussione Giuseppe Megna, di 75 anni, geometra, già responsabile del settore tecnico del Comune di Squillace, ora in pensione. Lo rende noto il suo difensore, avvocato Nunzio Raimondi.
Nata da una denunzia confidenziale di un noto imprenditore catanzarese ai carabinieri di Catanzaro Lido, l’indagine ha visto indagato Megna insieme ad altre persone dapprima del reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e, successivamente, quale imputato, del reato di concussione.
La Procura, nel corso delle indagini preliminari, chiese l’arresto in carcere, richiesta che venne respinta dal Gip per, spiega il legale, l’inattendibilità del dichiarato accusatorio da parte delle presunte “vittime”. Megna fu poi interdetto dal servizio e la misura venne successivamente revocata.
Il pm, nella requisitoria, ha chiesto l’assoluzione dell’imputato con la formula “perché il fatto non sussiste” per il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità, così riqualificato il reato di concussione, in precedenza contestato; in via subordinata, il pm aveva chiesto, per il reato riqualificato, sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.
Durante il processo, Megna, col patrocinio dei suoi difensori Nunzio Raimondi e Manuela Costa, ha contestato ogni addebito, “dimostrando, anche attraverso una poderosa produzione documentale, l’assoluta insussistenza dei fatti dal denunciante attribuiti all’imputato, nonché evidenziando le contraddizioni emergenti dalle dichiarazioni rese da alcuni testimoni uditi nel processo”.
“Nel corso di questa lunghissima procedura giudiziaria – il commento dei legali dopo la sentenza – il geometra Megna ha subito danni irreparabili. A cominciare da quelli fisici cagionati dallo stress provocato da una denunzia chiaramente menzognera e falsa e da un’iniziativa giudiziaria all’evidenza infondata. La vita di quest’uomo è stata sconvolta da questa vicenda anche sul piano reputazionale essendo stata la sua immagine, personale e professionale, connotata sempre da onorato giudizio ed intemerata rettitudine ed, a causa di una tale incredibile vicenda gettata nella polvere. Dopo tanti anni la giustizia rende omaggio alla verità restituendo a questa persona la stima ed il credito che, con tanti anni di duro ed irreprensibile lavoro, si è conquistati. Chi ha prodotto il biasimo pubblico e privato conseguente a questa autentica calunnia ne risponderà, dunque, davanti alla giustizia”.