Un salvataggio Eroico: il racconto di Carmine Somma

Carmine Somma ha deciso, dopo oltre cinquant’anni, di raccontare un episodio che ha segnato indissolubilmente la sua vita. Era l’estate del 1969 quando, allora soldato del 1° Reggimento Paracadutisti di Livorno, tornava a Squillace in licenza per riunirsi alla sua amata famiglia, con la mamma squillacese ad attenderlo con ansia e affetto. Ma quella che doveva essere una semplice parentesi di relax si trasformò in un evento straordinario, capace di cambiare non solo il destino di un giovane, ma anche quello di Carmine stesso.
La spiaggia di Squillace era animata dalla “colonia estiva”, un’iniziativa delle parrocchie che permetteva ai ragazzi di godersi qualche giorno di mare senza pensieri. Carmine, desideroso di una passeggiata lungo la battigia, si trovò davanti a uno scenario che lo colpì come un fulmine: un ragazzo stava lottando contro le onde, in evidente difficoltà, mentre il parroco e i compagni assistevano impotenti, bloccati dalla paura.
Non ci fu esitazione in Carmine. Con il cuore in tumulto e l’addestramento militare che si materializzava nella sua mente, si tuffò nelle acque tempestose. Ogni istante sembrava un’eternità mentre nuotava verso il ragazzo, avvolto dal panico e dall’acqua salata. Le onde si infrangevano attorno a lui, ma Carmine non si arrese; la vita del giovane era in gioco. Finalmente, la prese e, con un gesto deciso, lo riportò a riva, iniziando le manovre salvavita che aveva appreso con dedizione.
Il tempo si fermò. I soccorsi ufficiali arrivarono poco dopo, ma grazie all’intervento tempestivo di Carmine, il ragazzo fu dichiarato fuori pericolo. La notizia del suo eroico gesto si diffuse rapidamente, sfidando la mancanza di social media dell’epoca, giungendo fino al comandante della stazione dei Carabinieri di Squillace. La storia di quel salvataggio diventò leggendaria, raggiungendo persino il generale Amato Amati, che conferì a Carmine un encomio solenne per il suo coraggio.
Ma la vita ha un modo singolare di intrecciare destini. Dopo il recupero, Carmine decise di visitare il ragazzo salvato. Fu in quell’occasione che il destino giocò la sua carta più bella: tra Carmine e la sorella del malcapitato, Carmela, sbocciò un amore inaspettato, un legame che si sarebbe affinato nel tempo, portandoli a sposarsi e costruire insieme una meravigliosa famiglia.
Oggi, Carmine e Carmela vivono a Napoli, genitori e nonni orgogliosi, ma ogni anno tornano a Squillace, là dove tutto ebbe inizio. Rivedono il mare che li ha uniti, rivivono l’emozione di quel giorno drammatico e festeggiano la vita che hanno costruito insieme. Nonostante il passare degli anni il ricordo di quel gesto coraggioso rimane vivo e sarebbe auspicabile che l’amministrazione rendesse merito con il conferimento della cittadinanza onoraria . Un gesto che sarebbe un tributo non solo al suo eroismo, ma anche alla bellezza delle storie che la vita sa intessere, mostrando come da un momento di paura possa nascere un amore eterno.
Carmine Somma, il giovane paracadutista che salvò una vita, continua a vivere con gratitudine nei confronti di quel mare di Squillace, testimone silenzioso di un salvataggio che ha cambiato non solo un destino, ma ha creato una famiglia. Un episodio che, dopo cinquant’anni, può finalmente emergere dalla memoria, pronto a scrivere un nuovo capitolo di riconoscimento e amore.

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