Solidarietà per le donne afgane con un flash mob in piazza castello

Un flash mob di solidarietà per l’Afghanistan. Si è svolto ieri pomeriggio a Squillace, nel piazzale antistante il castello normanno-svevo. L’iniziativa è partita dalle artiste e ceramiste locali Rossella e Natascia Mellace, dalla giornalista Carmela Commodaro e dal cantautore Tony Schito, a cui via via si sono associati uomini e donne che hanno dato vita all’evento. Sulla spianata campeggiava la grande scritta “Libertà” con tre magliette di colore nero, rosso e verde come quelli della bandiera afgana.
Le organizzatrici hanno voluto seguire l’esempio delle avvocate Argia Di Donato e Valeria Montagna che a Napoli, con lo slogan “Io non mi copro gli occhi”, hanno lanciato il flash mob di solidarietà per le donne afgane. «Noi – spiegano gli organizzatori – abbiamo pensato ad un flash mob per la libertà.
L’Afghanistan non sarà mai libero se i nostri occhi saranno ciechi e le nostre orecchie sorde dinanzi al dramma che si sta consumando tra le macerie di quei sogni che tanti giovani hanno cercato di realizzare in questi ultimi vent’anni di grandi speranze. Forse saremo solo voci in mezzo a tante altre voci, ma certamente insieme possiamo evitare che alla fine di questo conto alla rovescia verso la salvezza non cali il silenzio».
All’appello hanno risposto soprattutto tante mamme del luogo che con i loro figli hanno preso all’evento, caratterizzato da un corteo proveniente dal castello, ad un girotondo intorno al grande logo “Libertà” e ad un balletto diretto dal coreografo Agazio Mellace sul brano “Freedom” di Pharrell Williams. Alla manifestazione ha partecipato anche una delegazione di ragazzi ospiti della locale struttura di accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Tutti i partecipanti indossavano jeans e maglietta bianca e molti, uomini e donne, anche il velo sulla testa, come quello indossato dalle donne orientali, nel rispetto della loro religione, ma come messaggio contro il burqa che è l’annientamento della dignità femminile.
«Il nostro – hanno sostenuto i partecipanti – è un gesto simbolico per mantenere alta l’attenzione non solo su ciò che sta accadendo in Afghanistan, che è molto grave perché a rischiare sono soprattutto le donne e i bambini, ma anche per tutti i popoli del mondo privati della libertà e vittime di violazione dei diritti umani».

Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud, 2 settembre 2021)

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