Franco Scicchitano: Perchè abbiamo votato contro la dichiarazione di dissesto finanziario

GRUPPO CONSILIARE RIVIVIAMO SQUILLACE

 Colleghi consiglieri e concittadini

Questa sera, purtroppo, si scriverà una pagina storica per la nostra città. Si dichiarerà di fatto il fallimento dell’azienda Comune. Ciò, senza dubbio, implica una serie di conseguenze  di carattere  politico, sociale, economico, nonché di immagine e di credibilità che peseranno moltissimo sui nostri concittadini che onestamente non meritano simile oltraggio.
E così mentre sui quotidiani leggiamo che comuni viciniori si candidano al Concorso Nazionale per i “ Comuni virtuosi” –come è il caso di Vallefiorita –  o come Amaroni che è stato premiato per il bilancio partecipato, noi domani per il nostro comune possiamo ipotizzare i titoli dei giornali  “ Il Comune di Squillace dichiara fallimento”. Ma si sa, la storia è una continua evoluzione e Squillace che per questi comuni è stata da sempre punto di riferimento culturale, politico, religioso, sportivo, oggi è costretta  a subire le conseguenze di un’amministrazione dissennata e fallimentare. Noi, ripeto, non meritavamo questo.
Detto ciò, occorre fare un passo indietro per illustrarvi quale è stato il nostro operato in questi pochi mesi della nuova amministrazione.
Sin dalla data di insediamento, con grande senso di responsabilità, avevamo presagito che la situazione economica-finanziaria fosse grave; tant’è che subito dopo l’insediamento, assieme all’amico Ruggero Mauro, avevamo proposto la costituzione di un team per tagliare gli sprechi e cercare di evitare il commissariamento del comune. Un team dove anche noi ci assumevamo le nostre responsabilità; abbiamo in questi mesi frequentato assiduamente gli uffici comunali, confrontandoci con i funzionari e gli amministratori.
Questa nostra disponibilità e collaborazione dai soliti “ Soloni di piazza “  è stata commentata  un  “inciucio” con l’attuale amministrazione. Ma come è evidente erano solamente preoccupazioni per un evento che come previsto oggi si è avverato. I fatti ora ci danno ragione. Non siamo degli sprovveduti e non lo siamo stati neppure quando abbiamo deciso di candidarci per come affermato in un manifesto di Rifondazione Comunista. Siamo rimasti coerentemente, quindi, al capezzale di questo ammalato moribondo al quale noi ostinatamente rifiutavamo di staccare la spina ostinandoci ad un accanimento terapeutico.
E la nostra  insistenza  nasceva da una considerazione, ovvero dalla convinzione  che il dissesto è una procedura che crea di fatto una frattura tra l’attuale amministrazione e l’amministrazione che dopo diverrà controllata.

Perche’ si dichiara il dissesto.

Partiamo da una similitudine, considerando una famiglia come un ente locale; si una famiglia come abbiamo più volte detto in questa aula. L’art. 244 del Testo Unico sull’ordinamento locale stabilisce che si ha dissesto finanziario quando un ente non è più in grado di assolvere alle “ordinarie” funzioni ed ai servizi definiti indispensabili, quando nei confronti dell’Ente esistono crediti di terzi ai quali non si riesce a far fronte con il mezzo ordinario del riequilibrio di bilancio né con lo strumento straordinario del debito fuori bilancio.
La dichiarazione di dissesto produce tre ordini di effetti che riguardano: i creditori, la gestione ordinaria dell’ente locale e gli amministratori dello stesso ente.
Le conseguenze sui creditori operano fin dall’inizio; quelle sugli amministratori sono soltanto eventuali; quelle sulla gestione ordinaria (così come l’inizio dell’attività dell’organo straordinario di liquidazione) sono rinviate all’esercizio nel corso del quale è adottata la dichiarazione di dissesto.

Le conseguenze sui creditori.

Questo è un punto importante per il quale noi nutriamo grande apprensione per le conseguenze che ne deriveranno. Conseguenze che riguardano i rapporti obbligatori rientranti nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione e consistono nella cristallizzazione dei debiti dell’ente, che non producono più interessi né sono soggetti a rivalutazione monetaria, nonché nell’estinzione delle procedure esecutive in corso, con conseguente inefficacia dei pignoramenti eventualmente eseguiti, e nell’impossibilità di intraprendere o proseguire azioni esecutive nei confronti dell’ente. Difatti, l’organo di liquidazione, dopo aver sommariamente valutato la fondatezza delle pretese creditorie, propone a ciascun creditore il pagamento di una somma variabile tra il 40% e il 60% del debito, in relazione all’anzianità del medesimo, con rinunzia ad ogni altra pretesa e con garanzia di ricevere il pagamento entro trenta giorni dall’accettazione. In pratica il soggetto creditore dovrà rinunciare alla metà del suo credito. Si! Prendere poco e subito oppure lasciare che il tempo, anni, dia la possibilità di reperire le somme dovute. Tutto ciò è non solo immorale ma sopratutto ingiusto.
La dichiarazione di dissesto quindi ha effetti sulla disciplina da applicare alla gestione durante il periodo intercorrente tra tale dichiarazione e l’approvazione dell’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato.
L’ente si trova sottoposto ad una sorta di stato di tutela e la sua autonomia non gode più delle garanzie costituzionali a causa del cattivo uso che è stato fatto di tale autonomia, cosicché soprattutto il regime delle spese subisce una radicale trasformazione, nel senso che l’ente viene, in vario modo, costretto a circoscrivere la propria attività a quei servizi ritenuti indispensabili dallo Stato.
L’attività dell’organo straordinario di liquidazione si svolge in parallelo a quella che gli organi istituzionali dell’ente compiono per giungere al riequilibrio finanziario. Essi gestiscono temporaneamente il bilancio durante la procedura di risanamento ed elaborano l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato, seguendo il procedimento prescritto dall’art. 259, comma 1, del t.u.e.l., per poi avviare una nuova e diversa gestione finanziaria in stabile pareggio economico e finanziario.
L’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato prevede l’approvazione di un piano capace di rimuovere le cause strutturali del dissesto, in modo da conseguire un pareggio economico e finanziario e dei ragionevoli rapporti tra le diverse componenti della spesa, in grado di rendere possibile la copertura finanziaria dei servizi indispensabili.
Quindi per conseguire questo risultato, l’amministrazione dovrà predisporre un’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato che dovrà essere costruito assumendo come presupposto una serie di trasformazioni sia sul versante delle entrate che su quello delle spese correnti. Queste trasformazioni devono scaturire da specifiche misure e, più in generale, dalla riorganizzazione degli uffici preposti alla gestione delle entrate e da un riordino complessivo dell’apparato secondo criteri di efficienza.
Questo stato di cose noi  lo avevamo da tempo evidenziato e sollecitato. E lo stesso Revisore dei Conti nella relazione sulle cause che hanno generato il dissesto finanziario testualmente dice che “ ….affinchè si possa dare concreto avvio al processo di risanamento economico finanziario del Comune di Squillace, richiede un efficiente e complesso processo di potenziamento delle entrate, soprattutto attraverso la creazione di un corposo quanto competente ufficio tributi, nonché la razionalizzazione delle spese…..”
Dunque l’amministrazione dovrà  predisporre in tempi brevi un bilancio stabilmente riequilibrato; cosa questa abbastanza difficile da realizzarsi se si tiene conto di quanto contenuto nella nota prot. 3378 di luglio scorso redatta dall’ufficio di ragioneria. Mancavano, allora, e sicuramente mancheranno oggi oltre 200.000,00 euro per poter pareggiare il bilancio. Da ciò si concludeva che risultava impossibile predisporre il bilancio preventivo. Nei numerosi incontri avuti con il responsabile di ragioneria, però, analizzando i dati relativi alle entrate, abbiamo sottolineato che tale evenienza era dovuta al fatto che il tutto era stato predisposto sul principio del “ riscosso “ e non della “ competenza”.

Cosa vuol dire:

Il bilancio di previsione deve essere redatto ai sensi dell’art.162 TUEL in forza del quale: “ il bilancio dev’essere redatto per competenza…..”. Quando si parla, quindi, di “ competenza” ci si riferisce alle Entrate ed alle Spese che competono ( nel senso della maturazione temporale) all’esercizio cui il bilancio si riferisce; quindi devono essere quantificate, sia le entrate che le spese, non sulla base dell’incasso storico bensì,per l’appunto, sulla base di quanto è maturato:  quindi non sulle somme riscosse ma sull’accertato.  E ancora. L’art. 172 prevede che “ …le entrate vengono realizzate attraverso le fasi di Accertamento, Riscossione….”. La fase di accertamento rafforza, quindi, il concetto di “ competenza”.
Questo ragionamento mi serve per dimostrare che se fossero state considerate le somme previste in entrata per competenza e non per riscossione, forse, avremmo potuto chiudere in pareggio il bilancio di previsione, evitando in tal modo la dichiarazione di dissesto con la consequenziale nomina del commissario.

Fatte queste doverose premesse tecniche, si dovrà comunque rispondere alla domanda che ciascun cittadino certamente si porrà:

Chi paga gli errori che hanno portato al dissesto?

Quale che siano le prospettive, per l’amministrazione e per la cittadinanza si prospettano tempi tutt’altro che sereni.

La dichiarazione di dissesto finanziario rappresenterà senza dubbio un punto di svolta, ma a pagarne il prezzo sarebbe ancora una volta la cittadinanza;  sarà necessario disporre, così come già fatto, tra l’altro:

a) l’aumento delle imposte, dei servizi a domanda individuale, delle tasse e dei canoni patrimoniali nella misura massima consentita dalla legge, con il recupero della base imponibile totalmente o parzialmente evasa;

b)  l’eliminazione dei servizi non indispensabili ed il contenimento degli altri livelli di spesa entro limiti di prudenza;

c) L’Ente locale, inoltre, deve deliberare la rideterminazione della pianta organica qualora sia numericamente superiore alle unità spettanti sulla base del rapporto dipendenti/popolazione della fascia demografica di appartenenza secondo quanto previsto dalle norme. La rideterminazione della pianta organica deve ispirarsi a criteri di funzionalità ed efficienza nell’erogazione dei servizi, assicurando prioritariamente quelli indispensabili.

Responsabilità degli amministratori.

Devo subito evidenziare che da quando questa nuova amministrazione si è insediata, tutti abbiamo assistito ad un “balletto” di cifre e di responsabilità tra i vecchi amministratori e quelli attuali. In questa sede non sono certamente io deputato ad emettere sentenze nei confronti di qualcuno.
I fatti e le situazioni che hanno determinato lo stato di dissesto, saranno certamente esaminate dagli Organi competenti: Corte dei Conti, Magistratura penale, ecc. nel caso in cui si dovessero ravvisare gli estremi di ogni ipotesi di reato, in ordine ai danni  prodotti, specie nei confronti dei creditori dell’ente, con dolo o colpa grave, dagli amministratori negli anni precedenti.
Alla luce di quanto sopra esposto, il gruppo consiliare da me rappresentato esprimerà un voto contrario alla dichiarazione di dissesto, ritenendo, a nostro sommesso avviso, che da una più attenta analisi dell’intera situazione contabile-amministrativa, e con un tempo d’azione molto più ampio, verosimilmente si sarebbe potuto arrivare ad una conclusione diversa da quella individuata da questa maggioranza. Noi, comunque, non ci limiteremo soltanto a “sorvegliare” l’operato di questa amministrazione successivo alla dichiarazione di dissesto, ma, responsabili per come siamo stati e saremo, non mancherà il nostro impegno al fine di poter superare questa situazione di crisi specie in favore dei cittadini di Squillace che sicuramente, ripeto, meritavano ben altra sorte!!!

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