Il circolo PD squillacese “Nessun sindaco di Squillace è stato mai condannato per condotta antisindacale “

Bando rifiuti e condotta antisindacale dell’amministrazione comunale sono alla base del nuovo affondo del locale circolo del Partito Democratico nei confronti del sindaco di Squillace, Pasquale Muccari. «Nel tentativo, mal riuscito, di dare una risposta alle nostre, e non solo nostre, osservazioni sul ritardo nella emanazione del nuovo bando sui rifiuti – osservano i dem – il sindaco trova scuse risibili, dicendo che la colpa non è sua, ma della Regione che non fa gli ambiti, mentre il tecnico comunale è indaffarato con il dissesto».
Il Pd, invece, sostiene che «se al bando avesse messo mano due anni fa a quest’ora avremmo risolto».
I democratici, inoltre, si chiedono «di chi è la colpa se sorvola completamente sulle nostre osservazioni relative alle somme da restituire ai cittadini.
Nonostante tutto, però, gli riconosciamo il merito che nessun sindaco, prima di lui, ha fatto certe cose a Squillace». «Nessun sindaco di Squillace – aggiungono – è stato mai condannato per condotta antisindacale. A lui, che si autocelebra come paladino dei lavoratori, è toccato questo primato. Giusto per rendere il concetto cerchiamo di spiegarci meglio. Il tribunale del lavoro lo ha condannato, non perché non ha riconosciuto ai lavoratori delle somme, ma perché nemmeno è andato alle trattative, pur convocato dal prefetto di Catanzaro. Dunque, uno sgarbo a lavoratori, sindacati e prefetto».
«Non solo – prosegue il Pd – adesso c’è da aspettarsi che i sindacati facciano causa per le spettanze dei lavoratori. E sarà sicuramente, un altro successo. Non male come profilo istituzionale e politico, soprattutto se teniamo conto della sua recente adesione al movimento Mdp, che critica noi del Pd di poca attenzione verso il mondo del lavoro».
«Certo – concludono i democrat squillacesi – sarebbe bello sapere se il tribunale abbia condannato il sindaco anche al pagamento delle spese processuali e se, tali spese, saranno a carico delle casse comunali e, quindi, del popolo. In questo caso, i cittadini si ritroverebbero a dover pagare per lo sgarbo istituzionale di chi lo amministra».

Salvatore Taverniti

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