Muccari: “Il Tar ha escluso che ci sia l’illegittimità dell’operato del sindaco o un periculum”

Conferenza stampa lunedì 16 settembre, nell’aula consiliare in municipio, della capogruppo di opposizione “Squillace in movimento” Anna Maria Mungo, della consigliera regionale di Parità Tonia Stumpo e dei rispettivi legali, oltre che degli altri firmatari del ricorso al Tar sulle “quote rosa” che non sarebbero state rispettate dal sindaco nella composizione della giunta municipale.
Saranno illustrati i contenuti del ricorso. Nella seduta dell’11 settembre il Tar ha rinviato la causa all’udienza del 18 dicembre, non pronunciandosi sulla domanda di sospensiva proposta dai ricorrenti. Sulla questione, si registra la presa di posizione del gruppo di maggioranza “CivitaSquillace”. «La richiesta principale dei ricorrenti – dicono i consiglieri di maggioranza – era finalizzata a sospendere in via d’urgenza l’efficacia del decreto del sindaco Pasquale Muccari con il quale ha nominato assessori Stefano Carabetta, Franco Caccia, Gregorio Talotta e Rosetta Talotta. 
Non occorre una laurea in giurisprudenza per capire che evidentemente il Tar ha escluso che ci sia l’illegittimità dell’operato del sindaco o un periculum irreparabile come affermavano Mungo e gli altri». “CivitaSquillace” sostiene che «Muccari è stato chiaro fin dalla seduta d’insediamento del consiglio comunale quando ha puntualizzato come la mancata nomina ad assessore della seconda componente donna dipendesse dalla momentanea indisponibilità a ricoprire la carica da parte della consigliera di maggioranza Cinzia Mellace e dalla mancata risposta di altre donne all’avviso pubblico promosso dal sindaco. In altri termini, il sindaco, a fronte delle sterili provocazioni delle minoranze, ha sempre affermato pubblicamente in consiglio comunale e in tutte le sedi che la questione sarebbe stata risolta a breve non appena vi fosse stata la disponibilità di una donna su cui riporre la fiducia.
A Squillace le minoranze hanno voluto ingaggiare una feroce battaglia politica e giudiziaria come se questo fosse il principale problema della nostra comunità, trascinando l’amministrazione nelle sedi legali e costringendola ad un inutile dispendio di risorse economiche e di tempo».
Salvatore Taverniti

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