Gli amanti del castello: Due scheletri mano nella mano, a Mantova come a Squillace

Due scheletri mano nella mano. Nel 2009 sono stati ritrovati a Modena, in una necropoli del IV-VI secolo, e subito sono stati battezzati gli “Amanti di Modena”. In questi giorni, gli scienziati hanno accertato che gli scheletri appartenevano a due uomini.
La ”coppia” ricorda ritrovamenti analoghi, come i celebri guerrieri, risalenti al 1200, rinvenuti nel castello di Squillace, nel corso della campagna di scavi archeologici del 1994. Per oltre 14 anni si è creduto che i due scheletri squillacesi fossero quelli di due innamorati. Per anni migliaia di persone hanno visitato il luogo del ritrovamento, richiamati dalla favola dei due amanti immaginata dagli studiosi del luogo. Successivamente le ossa sono state ricomposte da Gaspare Baggieri, demoetnoantropologo romano e collocati nella dimensione militare dello scontro svevo-angioino o angioino-aragonese, che ebbe come epicentro anche Squillace nella seconda metà del 1200: erano probabilmente di due guerrieri legati da vincoli di sangue, quindi di due uomini. Molte sono le analogie del ritrovamento avvenuto a Modena con quello di Squillace: il nuovo caso impone un nuovo approfondito studio su quelli squillacesi, per verificare se le ipotesi finora formulate restano ancora valide.
«In antropologia – spiega Baggieri, da noi intervistato – la definizione del sesso nei resti scheletrici è osservata e calcolata da una serie di parametri che sono dettati da valutazioni statistiche che riferiscono di valori all’interno di range di gradualità che hanno gli estremi di tendenzialità che per un impercettibile frazione numerica scostano la diagnosi in maschile o femminile. In situazioni così estreme il ricorso alla biologia molecolare è da ritenersi indispensabile.
Per gli amanti di Squillace non vi era necessità, ma si è fatta lo stesso, confermando così il sesso di due uomini. Ora la riflessione va indirizzata sul posizionamento dei resti umani in relazione al sepolcro. Nel caso di una sepoltura bisoma, il rapporto che intercorre, a distanza di secoli, dei segmenti  ossei che corrispondono agli arti di fianco a fianco molto spesso è sovvertito. Quindi, è facile osservare che le ossa delle braccia di due individui, vadano ad incrociarsi. Altrettanto facile e immediata, darne una versione di una coppia di amanti.
La fantasia popolare non è avulsa da queste credenze che dobbiamo giustificare e comprendere proprio per motivi storici.  È compito degli antropologi fisici (genetisti, biologi-molecolari, medici, naturalisti) accertare al meglio i dati di fatto e ignorare la fantasia».

Salvatore Taverniti

Lascia un commento